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Gli aumenti di energia e materie prime mettono in difficoltà i produttori di substrati

Substrati di coltivazione

Gli aumenti di energia mettono in crisi i produttori di substrati

Gli aumenti di energia e materie prime stanno mettendo in difficoltà i produttori di substrati di coltivazione. Ma il settore è destinato a crescere nei prossimi anni e sta investendo nella ricerca di materie prime alternative locali. Ne ha parlato Aipsa in un recente convegno a Padova all’interno della mostra Flormart, un interessante con­vegno dedicato ai terricci e pro­mosso da Aipsa, Associazione Italiana Produttori di Substrati di coltivazione e Ammendanti che quest’anno festeggia il suo 15° anniversario. Un’occasione per fare il punto sull’andamento del mercato e sull’impatto che il con­flitto ucraino sta causando nell’ap­provvigionamento di quasi tutte le materie prime organiche e mine­rali.

L’attenzione dei produttori è focalizzata sulla ricerca di nuove materie prime, specialmente di produzione locale, frutto di sotto­prodotti o rigenerazione di scarti, con un vantaggio per l’ambiente e le industrie. In questo scenario si inserisce la ricerca presentata in occasione del convegno: coor­dinata da Patrizia Zaccheo del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e da Costantino Cattivello dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia, la ricerca ha ana­lizzato la disponibilità e la qualità delle matrici organiche disponibili localmente, adatte per la produzio­ne di substrati di coltivazione.

La torba di sfagno che rappresenta più del 50% delle matrici dei terricci hobbisti e circa il 7,5% di quelli professionali, veniva importata da Bielorussia, Russia e Nord Europa. Oggi è sempre meno disponibile, anche in seguito alla chiusura di alcuni importanti siti estrattivi.

Un mercato in grande crescita nel bienno 2020/2021

Il mercato dei substrati di colti­vazione destinati agli hobbisti ha vissuto un biennio particolarmen­te positivo, trainato dalla maggio­re attenzione dedicata alla casa da parte degli italiani durante la pandemia. La produzione di terric­ci hobbistici è aumentata di oltre il 30% rispetto ai livelli pre-pande­mici del 2019.

Già nel 2021 la minore disponi­bilità di materie prime aveva im­presso un aumento dei costi di produzione dei substrati, a cui nel 2022 si è aggiunto l’aumento dei costi energetici. Che incidono non solo per i costi di trasporto: materie prime come la fibra di le­gno e le perliti hanno un processo di produzione energivoro. La ricer­ca presentata da Aipsa evidenzia per esempio una rilevante diminu­zione dell’uso di materie prime a base di cocco, sostituite con fibra di legno.

La spina più importante è però la mancanza di torba di sfagno, che rappresenta più del 50% delle ma­trici dei terricci hobbisti e circa il 5% di quelli professionali. Torba che veniva importata da Bielorus­sia, Russia e nord Europa e oggi è sempre meno disponibile, anche in seguito alla chiusura di alcuni importanti siti estrattivi. Il tutto, come abbiamo visto, a fronte di un mercato in forte espansione e una domanda in crescita: anche sul fonte profes­sionale le coltivazioni fuori suolo sono infatti in costante aumento.

LA RICERCA SU MATERIE ALTERNATIVE

Lo studio coordinato da Patrizia Zaccheo e Costantino Cattivello per analizzare le materie prime al­ternative parte dal Regolamento 2019/1009 dell’Unione Europea che armonizzerà la produzione dei substrati di coltivazione.

Dopo l’analisi delle matrici dispo­nibili in Italia, lo studio prosegui­rà con test e analisi su piante di poinsettia per verificare le presta­zioni delle singole materie prime. Il compost è la matrice più lar­gamente disponibile: fino a 1 milione di metri cubi annui per il compostato verde e 2,2 milioni di compost misto. Segue la lol­la di riso (2 milioni di metri cubi annui) e il digestato da rifiuti or­ganici da raccolta differenziata (1 milione) che però richiede ulte­riori studi per un utilizzo nell’or­toflorovivaismo.

Tra le altre matrici troviamo le fi­bre di legno (oltre 500.000 metri cubi annui), i residui di fungaie (800.000), i gusci di frutta sec­ca (oltre 280.000 tra mandole e nocciole), il canapu/o ottenuto dal fusto della canapa (33.600) e il biochar (1.500) ottenuto per pirolisi o gassificazione di matrici organiche.

Nessuna di queste materie prime è in grado di sostituire la torba in tutte le sue proprietà. Il lavoro dei ricercatori delle imprese del settore sarà quindi incentrato sul miglioramento delle prestazioni delle materie prime disponibili.

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