I biostimolanti possono incrementare le produzioni e migliorare la qualità delle colture anche in ambito vivaistico? La risposta è sicuramente affermativa.
I biostimolanti migliorano l’assorbimento dei nutrienti e favoriscono la ripresa delle piante nei momenti di stress. Il loro utilizzo è diventato di estrema attualità e lo sarà ancora di più nei prossimi anni.
Il termine “biostimolante” venne impiegato per la prima volta nel 1997 da Zhang e Schmidt della Virginia Polytechnic Institute and State University, per indicare una serie di sostanze, acidi umici ed estratti di alghe, che applicate in ridotte quantità riuscivano a promuovere la crescita delle piante. Nel 2007 Kauffman andò a riprendere questo concetto definendo i biostimolanti quali sostanze differenti dai fertilizzanti, ma in grado di favorire lo sviluppo delle colture applicati in dosi ridotte.
Le sostanze considerate biostimolanti vennero quindi classificate in acidi umici, prodotti contenenti ormoni, quali per esempio l’estratto di alghe e composti di aminoacidi.
In data 25 giugno 2019 è stata pubblicata sulla Gazzetta UE il regolamento 2019/1009 del Parlamento Europeo e del Consiglio che stabilisce le norme relative alla messa a disposizione di tali prodotti ispirandosi al criterio dell’economia circolare.
Nello specifico viene sancito che “Un biostimolante delle piante è un prodotto fertilizzante dell’Ue con la funzione di stimolare i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal tenore di nutrienti del prodotto, con l’unico obiettivo di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche delle piante o della loro rizosfera:
- Efficacia dell’uso dei nutrienti
- Tolleranza dello stress abiotico
- Caratteristiche qualitative
- Disponibilità di nutrienti contenuti nel suolo o nella rizosfera.”
Oggi i biostimolanti (come evidenziato dal Regolamento UE 1009/20219 c.d. FPR) hanno l’effetto di migliorare l’assorbimento dei nutrienti, favorire la ripresa delle piante nei momenti di stress determinati da fattori ambientali (come per esempio la carenza di luce, elevata salinità, bassa temperatura) o fisiologici (in particolare nel caso di fioritura e allegagione) e avere effetti positivi sulle caratteristiche qualitative della coltura (es. aumento delle infiorescenze e maggiore grado zuccherino).
L’impiego dei biostimolanti è una pratica sempre più consolidata nella gestione della coltivazione in pieno campo, ma sta aumentando anche l’interesse nelle colture protette.
Lo stress temporaneo sulle piante può avere diversi effetti, a seconda della durata e del tipo di stress subito, ma in generale può influire negativamente su vari processi fisiologici. Eccoli in dettaglio
Riduzione della crescita
Lo stress temporaneo, come la mancanza d’acqua o le temperature estreme, può rallentare la crescita delle piante. Quando le risorse scarseggiano o le condizioni sono sfavorevoli, le piante riducono la loro attività metabolica, concentrandosi sulla sopravvivenza piuttosto che sulla crescita.
CHIUSURA DEGLI STOMI
In risposta alla siccità o a temperature elevate, le piante tendono a chiudere i loro stomi per ridurre la perdita d’acqua attraverso la traspirazione. Ciò limita l’assorbimento di anidride carbonica.
Alterazioni della fotosintesi
Lo stress può ridurre l’efficienza della fotosintesi. Una ridotta capacità di assorbire luce e trasformarla in energia può avere effetti negativi sulla produzione di nutrienti essenziali per la pianta.
Calo della produzione di fiori e frutti
Lo stress può interrompere il processo di fioritura e la seguente formazione dei frutti, poiché la pianta concentra le sue energie sulla sopravvivenza. In alcuni casi, la fioritura può essere ritardata o addirittura ridotta.
Maggiore suscettibilità alle malattie
Le piante stressate tendono ad essere più vulnerabili a malattie e parassiti, poiché il loro sistema di difesa naturale si è notevolmente indebolito. La mancanza di nutrienti o di energia limita la capacità della pianta di rispondere in modo efficace alle infezioni.
Maggiore suscettibilità alle malattie
Se lo stress avviene per un periodo breve e circoscritto, la pianta è in grado di riprendersi. Può adattarsi a condizioni simili in futuro, rafforzando i propri apparati di difesa.
Quali sono i benefici più importanti generati dall’utilizzo dei biostimolanti?
La possibilità di poter intervenire sui processi metabolici, grazie all’utilizzo di biostimolanti, determina la riduzione dell’intensità della risposta negativa e un aumento degli assimilati, che si rendono disponibili per l’attività fisiologica e lo sviluppo degli organi vegetali. Un substrato con aggiunta di biostimolanti può rappresentare un vantaggio pratico per il mondo vivaistico, perché permette di contenere i costi di produzione, visto che non sono necessari trattamenti ulteriori in serra durante le prime fasi colturali. In generale l’utilizzo di biostimolanti nelle piante da vivaio offre una serie di benefici che possono migliorare sia la qualità delle piante destinate alla vendita, sia la loro capacità di adattarsi a condizioni ambientali complicate. Ecco, in sintesi, alcuni dei principali vantaggi che si possono ottenere con l’utilizzo dei biostimolanti.
Miglioramento della crescita e dello sviluppo delle radici
I biostimolanti promuovono la crescita delle radici, aumentando l’assorbimento di nutrienti e acqua dal suolo. Questo è utile soprattutto nelle piante da vivaio, che necessitano di uno sviluppo radicale forte, capace di garantire una buona trapiantabilità e una crescita importante dopo la vendita.
Aumento della resistenza agli stress abiotici
Le piante da vivaio spesso affrontano stress ambientali come siccità, temperature estreme o salinità del suolo. I biostimolanti aiutano le piante a tollerare meglio questi problemi, migliorando la loro resistenza e riducendo le perdite durante la produzione o il trapianto.
Migliore qualità complessiva delle piante
L’uso di biostimolanti migliora la qualità visiva e strutturale delle piante, aumentando la loro densità fogliare, il colore e la robustezza. Questo si traduce in piante più attraenti e resistenti, aumentando il loro valore commerciale.
Miglior assorbimento dei nutrienti
I biostimolanti migliorano l’efficienza con cui le piante assorbono i nutrienti presenti nel substrato, anche in situazioni di carenza nutrizionale. Ciò permette di ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici, abbattendo i costi e l’impatto ambientale.
Maggiore efficienza idrica
Alcuni biostimolanti aiutano le piante a migliorare la gestione dell’acqua, riducendo la necessità di irrigazione. Questo è importante per le piante da vivaio, che spesso devono affrontare periodi di siccità o limitazioni idriche.
Riduzione dello shock da trapianto
Durante il trasferimento dal vivaio al campo o al giardino, le piante possono subire uno shock da trapianto, che ne rallenta la crescita o addirittura causa la loro morte. I biostimolanti riducono questo stress, aiutando le piante a stabilizzarsi più rapidamente nel loro nuovo ambiente.
Miglioramento della tolleranza alle malattie
I biostimolanti possono stimolare i meccanismi di difesa naturale delle piante, rendendole più resistenti a malattie e attacchi di parassiti. Questo è particolarmente importante per le piante da vivaio, che sono spesso soggette a malattie a causa della densa popolazione di piante e del trasporto.
Aumento della qualità, della resa e della produttività
L’utilizzo di biostimolanti favorisce una crescita più uniforme tra le piante, riducendo la variabilità tra di esse. Ciò è particolarmente utile in un vivaio, dove la consistenza della qualità delle piante è cruciale per i clienti. L’uso di biostimolanti può portare a un aumento della resa complessiva, con piante più sane e vigorose, pronte per essere vendute o trapiantate.
La riduzione dei costi di produzione
Con una maggiore efficienza nutrizionale, una riduzione delle malattie e una migliore resistenza agli stress ambientali, i biostimolanti possono ridurre i costi associati alla fertilizzazione, all’irrigazione e alla gestione delle malattie.
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